Tempo di primavera

Tempo di primavera.
Tempo di panni stesi fuori ad asciugare, di finestre spalancate, di vicini che gettano occhiate distratte all'interno di quelle stesse finestre -e tu fai lo stesso con le loro-. Tempo di maglioni nelle scatole e magliette leggere da tirar fuori. Tempo di "cambio degli armadi".
Tempo dei primi gelati della stagione, di nuvole come spugne bianche e cielo terso. Tempo di giornate che si allungano.
Le gemme che diventano timidi fiori. La magnolia in giardino -adesso è bianca, tra poco sarà lilla-. Le corolle che si aprono, tutte insieme, come un concerto.
Non è ancora il tempo di spegnere del tutto i caloriferi, ma almeno è il tempo di abbassare la loro temperatura. Tempo di insalate con pomodori e mais. Basta lenticchie.
Tempo di primavera. Tempo di attesa.
E l'attesa ha quello stesso sapore di ogni anno, di mele ancora acerbe; è come l'abito che vorresti indossare ma non puoi, perché è ancora appeso al filo del bucato: ondeggia, quando la brezza lo accarezza, poi torna falsamente statico.
Questa è l'attesa: la staticità di un abito che impiega troppo tempo per asciugarsi.

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