Finalmente sei qui - Gianni La Corte

"Non dirlo a nessuno. Ti pregheranno di svelare il segreto,
ma appena glielo dirai, non conterai più niente (...).
Il segreto non fa colpo su nessuno.
Il trucco che c'è dietro, invece,
è ciò che conta!"
 
The Prestige - regia di C. Nolan, 2006-
 

 
Ma, dico io: ci vantiamo tanto di essere uomini e donne di mondo. Abbiamo letto una valanga di libri e visto tonnellate di film sull'argomento. Ne deriva che qualcosa dovrebbe pure esserci rimasto, no? Qualcosa dovremmo pure avere imparato. Dovremmo pure sapere come vanno le cose!
Invece, no.
Ogni volta è come se fosse la prima, in amore.
E così, eccoci qua, al nuovo giro di boa, che commettiamo invariabilmente gli stessi errori, ci lasciamo fregare, poniamo noi stessi la testa sul piatto, porgiamo il fianco e, tanto per essere sicuri che Cupido non sbagli mira, ci dipingiamo perfino cerchi concentrici sul petto.
Perché, si sa: Dio giocherà anche a dadi con gli uomini, ma quando l'Amore siede al tavolo da poker, è mazziere e baro insieme. Puoi anche guardargli le mani, puoi anche cercare di tenere il più possibile le emozioni fuori dalla porta. Ma lui ti frega, ti ritorce contro il tuo stesso bluff. Vince.
E tu rimani lì, con un palmo di naso, a domandarti come diavolo abbia fatto a fartela sotto il naso anche questa volta.
Gianni La Corte ci regala una storia a scatole cinesi, corale, nella miglior tradizione ariostesca dell'entralacement -quella di porre sotto i riflettori un personaggio e sospendere il racconto delle sue vicende proprio sul più bello, cosa che mandava su tutte le furie Ippolito d'Este ma che ha portato alla nascita delle moderne telenovelas... ma questa ve la racconto un'altra volta-. E, sia detto come considerazione personale: un autore che cita il Canone di Pachebel (che però è in Re Maggiore, e non in Do), merita assolutamente di essere letto e apprezzato!
 
C'è Marco, voce narrante in prima persona: figlio di un grande illusionista, lui stesso dotato di dita rapide e nascoste; un giovane Holden dei giorni nostri, carico di rimpianti sospesi nel tempo, di decisione non prese per un soffio. Una pallina impazzita nel flipper di una vita che vorrebbe cambiare senza decidersi a farlo, senza nemmeno sapere come farlo.
C'è Edoardo, l'uomo delle certezze, l'uomo (quasi) arrivato e che sa ciò che vuole... fino a quando il destino non decide di mettersi in mezzo e togliergli la sedia da sotto il sedere.
C'è Bianca, campionessa olimpionica del triplo carpiato della frittata rovesciata.
E ci sono Giulia e Gabry, alle prese con un amore adolescenziale sporcato da problemi più grandi di loro, cotte e incertezze, decisioni repentine e repentine spalle voltate.
Ma è Marco il cardine della vicenda.
 
"Sono il vuoto oltre un precipizio, il dipinto di un pittore cieco,
la giostra che gira senza nessuno sopra (...).
E capisco che ho sbagliato tutto.
L'amore non è un'iperbole,
è una retta che tende all'infinito.
E, se manca, anche la musica diventa solo rumore bianco."
 
Un romantico.
Potrei dire: è l'Uomo dei Sogni.
Non i nostri, ma i suoi, quelli che non ha il coraggio di affrontare.
Un innamorato senza speranze, indeciso sul prossimo passo da fare (che non farà), tanto che vorresti entrare nelle pagine, afferrarlo per le spalle e dargli uno scrollone.
Ma, ecco, la scrollata arriva -puntuale come i coperchi del diavolo-, e il Nostro si troverà a dover imparare ad agire. A trasformarsi, e questo è detto fuor di metafora. Dovrà imparare in tempo zero a fingere di essere chi non è: una nuova vita, una nuova identità.
Marco è un burattino nelle mani altrui, e anche questo: letteralmente. Ma noi sappiamo che Pinocchio prenderà a calci Geppetto (nel caso di Finalmente sei qui: prenderà a calci il gatto e la volpe. Ma non vi svelo di più).
Cresce, Marco. Ottiene e realizza quello che era il primo dei suoi Sogni d'Amore quando ancora vestiva i panni del giovane Holden carico solo di solispismi forti come castelli di sabbia (pardon: di carte....). Peccato che ormai, a essere cresciuta sia non solo la sua mente ma anche il suo cuore. E quella che all'inizio era solo una bugia, una truffa, adesso ha assunto connotati dannatamente reali.
Perché l'Amore, quando ci si mette, sa essere veramente infido.
Meraviglioso, magico, sensazionale come una lanterna cinese lasciata volare verso il cielo. Ma non per questo meno infido.
 
Un romanzo d'amore, quindi, caratterizzato dall'incidenza di frasi a effetto che, come dogmi, aprono e chiudono quasi ogni capitolo della storia: procedimento stilistico che mi è piaciuto tantissimo, perché rappresenta un entrare di soppiatto nella personale caverna di Aladino dell'autore: ogni volta, una sorpresa. Ogni volta, lo stupore per ciò che accadrà dopo.
Un romanzo, però, che non indaga solo i sentimenti tra persone.
Finalmente sei qui è anche un atto d'amore riservato a qualcosa di forse anche più grande: è una sinfonia orchestrata per la città di Torino. E questo tipo di amore viscerale che trasuda da ogni parola, da ogni descrizione, da ogni angolo inquadrato e tratteggiato alla perfezione, mi ha sorpreso in positivo, dal momento che condivido in pieno gli stessi sentimenti (sebbene, per una città differente).
La descrizione di Torino che viviamo attraverso gli occhi e i pensieri di Marco credo riflettano l'amore autentico dell'autore per la propria città -ché, va bene, è solo una storia, è solo un romanzo... ma certe cose non è possibile fingerle, se almeno una volta non le hai provate sulla tua pelle. Con buona pace per l'anima di Salgari-.
Questo è un amore viscerale e calmante; è quello che ci regala il senso di appartenenza a una particolare zona, area geografica, paese o città, e che sa rimetterti in piedi dopo una batosta.
E di batoste, in questo libro, ce ne sono tante! Alcune fanno sorridere, altre ci lasciano agghiacciati, persi a domandarci: "Oddio, e adesso? Come ne esce?!"
La sposa del vento
Oskar Kokoschka, 1914
 
 
Perché ci sono sempre scelte da fare e strade da percorrere. Ci sono treni e aerei da agguantare al volo, e al diavolo tutto il resto.
Perché l'Amore sarà anche infido, bastardo e quant'altro, ma c'è, esiste ed è degno di essere vissuto.
L'amore fa giri immensi e poi ritorna.
L'amore, lui, proprio lui è il Trasformista per eccellenza: non è mai quello che ti aspetti e riesce sempre a sorprenderti, anche quando credi ormai di averle viste tutte.
L'Amore è l'incanto del prestigiatore.
L'Amore è il Prestigio.
Perché noi -lettori, protagonisti, amanti e spettatori- non chiediamo altro che questo: essere ingannati. Nel profondo.
Nell'illusione del per sempre.
 
 
L'AUTORE
 
Gianni La Corte nasce a Torino nel 1983. Laureato in "Multimedialità e discipline dell'Arte, della Musica e dello Spettacolo", ha lavorato come attore, presentatore televisivo, regista e animatore turistico.
Con Mi sono innamorato di te ha vinto il Premio speciale della Giuria a "Il Molinello".
Lavora nel mondo della comunicazione e, dal 2008, è Direttore Editoriale di La Corte Editore.
 
 
Sito Internet della casa editrice: La Corte Editore
Pagina Facebook: La Corte Editore
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