Solo chi è Grande può Scrivere male (e prendersi gioco di chi lo deride)

"Appendere lenzuola in quel gelo è una specie di tortura. Nessuno può saperlo se non c'ha provato, e una volta che c'ha provato, non se lo scorda più.
sci con la cesta, che ti sale in faccia tutto il vapore, e il lenzuolo che sta sopra è tiepido e magari pensi anche che non è poi la fine del mondo... se è la prima volta che ti capita. Ma ora che hai appeso il primo e hai raddrizzato bene gli angoli e l'hai fermato con le sei mollette, ha smesso di fumare. E' ancora bagnato, ma adesso è anche freddo. E tu hai le dita bagnate e anche le dita sono fredde. Però passi al secondo e poi a quello dopo e a quello dopo ancora e intanto le dita ti diventano rosse e cominciano a non funzionare bene e ti fanno male le spalle e hai un crampo nella bocca per la fatica di tenerci le mollette in modo da avere le mani libere per reggere quelle lenzuola della malora e tirarle bene bene, ma il vero supplizio è quello che senti nelle dita. Almeno diventassero insensibili. Quasi quasi ci speri. Invece no, solo rosse, e se hai abbastanza lenzuola da appendere ti passano al viola pallido, come i bordi di certi petali di giglio. Finisci che non hai più mani, hai come degli artigli. Allora cominci a star male perché sai che cosa succederà quando finalmente tornerai a casa con la cesta del bucato vuota e le mani reagiranno al caldo Prima formicolano, poi cominciano a pulsarti nelle nocche, solo che è una sensazione così profonda che sembra più un gridare che un pulsare. (...)
Quando le dita cominciano a riscaldarsi di nuovo, è come se ci avessi dentro un alveare. Così te le strofini con qualche unguento e aspetti che il prurito passi e già sai che puoi metterci tutto l'emolliente di questo mondo di quelli comprati in farmacia o chili di semplice crema, che tanto alla fine di febbraio avrai lo stesso la pelle così screpolata che se chiudi il pugno con forza ti si spacca tutta e prende a sanguinare."
 
 
Bene.
Quando mi prendono i momenti di sconforto, vado a rileggermi questo pezzo.
Io credo che un tizio come Stephen King possa piacere o non piacere, ma dovremmo almeno essere concordi su un fatto: sa scrivere e sa scrivere bene.
Altrimenti, non avrebbe buttato fuori un libro come Dolores Claiborne.
Fosse stato un esordiente, Amazon stesso avrebbe fatto le capriole a furia di ridere tenendosi la pancia, per le recensioni negative a una stella che sarebbero fioccate.
Io però sto con Stephen. Non a prescindere, ma sto comunque dalla sua parte.
Perché per saper mettere nero su bianco e rendere credibile la storia raccontata da Dolores, bisogna essere dei Bravi Scrittori. Non solo degli scrittori.
"Ma è sgrammaticato!"
Non lo è, non proprio. E' un linguaggio parlato, un'ininterrotta confessione (la chiamiamo così? Ma sì, dai, chiamiamola così) della protagonista, con salti indietro nel tempo, che servono da palo portante delle difficili palafitte che sta ergendo per raccontare quanto accaduto.
Una donna di mezza età, senza eccessiva istruzione, gran lavoratrice, forte di carattere: è questa a parlare, e caspita se balza fuori dalla pagina.
Solo Joyce poteva scrivere il monologo di Molly: aveva alle spalle l'Ulysses, che era una garanzia di per sé (almeno, a quelli cui era simpatico), e stava per buttarsi nel Finnegans, del quale il di Molly è preludio.
Solo Omero poteva cantare la Guerra di Troia e poi rilassarsi occupandosi di quella tra topi e rane.
E così, solo King poteva scrivere la confessione di Dolores. In quel modo. Con quello stile. E non ricevere una negativa stelletta di recensione.
Perché hai dimostrato il tuo valore prima.
Perché, va bene, oggi sarai anche Picasso e spezzi la realtà a frammenti quadrati, ma non hai dimenticato di essere stato anche Michelangelo e Caravaggio fusi insieme. Sai cosa sia la perfezione di un corpo e la sua decomposizione. Sai infondere realismo alle tue figure.
Alle tue Parole.
 
E soprattutto, soprattutto, questo pezzo delle mani gelate, delle dita che appendono le lenzuola.
Quanta osservazione ci vuole, per creare una pagina simile? Quante ore lo scrittore X è rimasto con lo sguardo fisso fuori dalla finestra, a osservare la moglie / la vicina / chiunque che usciva sul prato di casa, con la cesta delle lenzuola in equilibrio sull'anca?
 
Osservazione. E messa in pratica.
Invidia per aver donato iperrealismo a un fatto così banale e semplice (due mani, dieci dita doloranti al freddo). Per averlo reso vivo e reale, e dolente e portatore di dolore.
Lode all'uomo che ha saputo scriverlo. E che, magari, non ha mai steso un lenzuolo in vita sua... ma ha saputo osservare chi lo stava facendo.

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